Ci sono mille modi diversi per viaggiare: c’è chi ama camminare in montagna, chi legge libri, chi gioca a carte con gli sconosciuti su un treno. Io ho scelto di viaggiare con una macchina fotografica in mano.
Per me la fotografia di paesaggio non è solo un mestiere o una passione: rappresenta una modalità con la quale relazionarmi al mondo. Può essere ascoltare il silenzio di una montagna prima dell’alba, sentire la sabbia scricchiolare sotto le scarpe nel deserto, aspettare che le nuvole si aprano anche se ormai il sole è basso e le dita sono fredde. Significa essere lì, davvero e indiscutibilmente.

Ogni fotografia un pezzo di te

Ogni foto è un pezzo di un luogo, ma anche un pezzo di te stesso. Non importa che tu sia in piedi su di una scogliera in Islanda o tra la nebbia del Nord Italia o che tu stia esplorando altipiani vulcanici a Tenerife: ogni luogo che decidi di fotografare ti chiede di fermarti, di guardare, di capire la luce, i colori, il respiro del luogo. Ti chiede, infondo, di essere lì. E in un mondo come il nostro sempre più veloce questo è già un gesto che sa tutt’altro che di poco.

Il mondo attraverso un obbiettivo

Guardare il mondo attraverso un obbiettivo ti cambia. Non tanto perché “catturi un momento”, ma perché lo vivi in modo più intenso, più consapevole. Ti fa notare dettagli che altrimenti non vedresti: il modo in cui si muove un filo d’erba, il riflesso delle nuvole rosa su un lago, o come un sentiero stia girando a destra e ti stia facendo un cenno a seguirlo. È come se il mondo ti sussurrasse all’orecchio e tu finalmente avessi imparato ad ascoltare.

Una ricerca personale, più che una disciplina

Ogni fotografo ha il suo percorso. Per qualcuno è la tecnica, per altri l’ispirazione o semplicemente il raccontare una storia. Per me la fotografia è una forma di ricerca. Fotografare significa cercare la luce giusta, la composizione ideale ma anche e sopratutto un senso. Quell’attimo in cui tutto si assesta: la luce, il paesaggio, l’emozione. Hai trovato qualcosa. Non sai cosa ma hai la certezza che era proprio lì che ti aspettava.

Non è il solo il fine, è anche il viaggio

Fare fotografia significa anche sudare: alzarsi presto, camminare tanto, sopportare freddo, vento, pioggia. Ma ogni volta che scorro una mia foto e ricordo quel momento, quella strada percorsa, quelle scarpe bagnate e quella stanchezza negli occhi… capisco che ne è valsa la pena. E capisco anche che la foto, in fondo, è solo la punta dell’iceberg. Il vero viaggio sta dietro.

Condividere l’incanto

Forse è questo il motivo per cui ho scelto di organizzare workshop, raccontare la mia esperienza, scrivere, fotografare: perché l’incanto va condiviso. Perché vedere una persona che si illumina a guardare il tramonto ci farà sempre molto piacere. Perché imparare a vedere davvero è una cosa che cambia il proprio modo di camminare nel mondo, non solo sui sentieri.

Esplorare per ritrovarsi

In fondo esplorare il mondo con la fotografia significa ritrovare se stessi. Perché mentre cerchiamo la luce fuori, impariamo a riconoscerla anche dentro di noi. E ci rendiamo conto di essere più presenti, più grati, più vivi.

Se anche tu senti questo richiamo, se hai voglia di vivere i luoghi con occhi nuovi e cuore aperto, la fotografia può essere il tuo compagno di viaggio più sincero. Non ti resta che iniziare. Il mondo è lì fuori, e ti sta aspettando.


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